Il pane sotto la neve

Romanzo finalista nazionale al
Premio Letterario RAI “La Giara” 2012
prima edizione

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 Copertina_Il pane sotto la neve

Il titolo del romanzo viene da un’espressione contadina. “Sotto la neve il pane”: perché d’inverno i campi di grano riposano sotto la neve, e si aspetta la primavera, quando germoglieranno e poi diventeranno pane.

Si tratta di un romanzo di narrativa popolare ambientato nel nord Italia, sulle colline dell’Emilia, al confine con la Lombardia.
È la saga di una famiglia contadina dai primi del ’900 fino alla primavera del 1945
.
Si parla della prima guerra mondiale, della fatica del lavoro in campagna, delle figlie che crescono e si fidanzano. Dell’arrivo della seconda guerra mondiale, della lotta di liberazione dal nazifascismo. E dei nipoti: chi parte soldato, chi diventa partigiano.

Ho cercato di raccontare un mondo e una felicità fatti di piccole grandi cose. Tra politica e apparizioni della Madonna, canzoni degli alpini e orgoglio partigiano, la musica di Verdi e le passeggiate lungo il Po, innamoramenti inattesi e le gare ciclistiche di Bartali e Coppi, le recite di Natale in parrocchia e un bicchiere di vino all’osteria.
Volevo ricordare le nostre radici, chi siamo e quanto ci è costato arrivare fin qua.

Un romanzo sulla famiglia e per tutta la famiglia.
Un romanzo “trasversale”, che si rivolge sia agli adulti che ai ragazzi.
Me lo sono sempre immaginata come una di quelle storie che si raccontavano una volta, avete presente? Attorno al fuoco, tutti assieme (bambini compresi). Qualcosa da condividere.

Ci sono parti drammatiche e parti umoristiche, come nella vita. E parti che, nel loro umorismo, sfiorano il surreale.
Molte cose raccontate sono vere. Molte altre sono verosimili.
“Copiare il vero può essere una buona cosa, ma inventare il vero è meglio, molto meglio” diceva Giuseppe Verdi.

Copertina stesa_Il pane sotto la neve 2

Ho cercato di usare un linguaggio che rendesse quel mondo. E quindi il linguaggio è semplice ed essenziale, come lo è la gente di cui racconto e che, quando possibile, ho lasciato parlare direttamente.

Mentre lo scrivevo, ho sempre visto le scene scorrermi davanti come in un film. Ed è così che le ho raccontate. Quindi è un romanzo costruito per immagini e salti temporali.
Ci tenevo che si sentisse la vita. Lacrime, sorrisi, colpi di scena, amore, odio, dolore, risate, amicizie… Sentire la vita scorrere. E ci tenevo che i personaggi uscissero dalla pagina e diventassero reali, coi loro mondi e le loro personalità.
Io li conosco – e ci convivo – da tanti anni, ormai. Mi hanno fatto ridere, piangere, preoccupare, rallegrare. Voglio bene a tutti loro, perché se lo meritano.
Spero di essere stata capace di accompagnarli sulla pagina scritta rispettandoli e raccontandoli in modo che anche altri gli possano voler bene.

Ho voluto raccontare la grandezza che, potenzialmente, è in noi. Raccontare la speranza, il sogno.
Per questo ho raccontato di com’eravamo e di come, spero, in fondo siamo ancora.
L’attaccamento alla famiglia e alla comunità. La solidarietà reciproca, la condivisione, l’aiutarsi tra vicini, nel lavoro in campagna o nelle difficoltà.
Oggi gli edifici crollano per i terremoti o per gli attacchi terroristici; ai tempi in cui è ambientato il mio romanzo crollavano per i bombardamenti. I drammi e le difficoltà ritornano ciclicamente, magari sotto forma diversa. E in quei momenti si riscoprono valori che si erano dimenticati e una forza morale che non si pensava di avere.
Per non cedere alla paura, mai. E per riflettere sulla pace, sempre.

Questo romanzo parla di un tempo lontano.Gente pronta a lavorare il doppio quando ce n’è bisogno, pronta a battersi per la famiglia e gli amici, col cuore grande e le braccia robuste. Gente per cui una stretta di mano vale come un contratto. Solidi e concreti, ma capaci di slanci e di passioni fortissime. Una dignità indistruttibile, anche di fronte alle peggiori sciagure. E con la capacità di rialzarsi senza lamenti inutili.
C’è ancora, dentro di noi, quella gente? E quelle radici? Io spero di sì. Sono convinta di sì. Dobbiamo solo ricordarcene.

La crisi che il nostro Paese e il mondo intero sta attraversando fa pensare molto ai tempi di cui racconto. Se ci siamo risollevati allora (con molta più povertà, con due guerre mondiali quasi di seguito, coi bombardamenti…), possiamo farcela anche oggi.
Ecco perché lo considero un romanzo ricco di speranza.

“La libertà, per ora, riposa sotto la neve.
Ma arriverà la primavera… e non sarà solo il grano a germogliare.”

Benvenuti nel primo romanzo della Saga della Serenella.

 L’Autrice

 [Tratto dal libro “Il pane sotto la neve”, Introduzione.]

LOCANDINA il pane sotto la neve di vanessa navicelli

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